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Jun 05, 2024

Bambini danneggiati: tre classici del cinema italiano

Storie e saggi di cultura e civiltà

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Tre film classici italiani - I bambini ci guardano (1943) e Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica e La rapina dei figli (1992) di Gianni Amelio - hanno attori bambini brillanti. Con parole e gesti minimi, i loro volti registrano emozioni potenti. In questi film compassionevoli e realistici, ridotti all’essenziale e poco costosi da realizzare, i bambini vulnerabili agiscono come una coscienza quasi silenziosa che manca agli adulti. Rivelano come le famiglie siano danneggiate o distrutte e soffrano per gli inganni o i crimini dei loro genitori: adulterio, furto o abuso sessuale. La telecamera è posizionata in basso, in modo che gli spettatori sentano un'affinità con i bambini, che trattengono coraggiosamente le lacrime ed esprimono la loro tragica tristezza e perdita di sicurezza. I film di De Sica sono ambientati durante e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre quello di Amelio è ambientato quasi cinquant'anni dopo, ma tutti e tre esplorano lo stesso tema umano: come gli adulti deludono i bambini.

Da bambino ho capito le bugie di mia madre sui suoi amanti adulteri e a cinque anni sono stato mandato in un campo estivo di due mesi per darle maggiore libertà sessuale, quindi sono rimasto profondamente commosso da The Children Are Watching Us. Questo film ha un solo figlio, ma rappresenta tutte le vittime piccole e indifese.

Il film è ambientato a Roma e ad Alassio, una località balneare della Riviera Ligure, 60 miglia a sud-ovest di Genova. Il nome insolito del bambino Pricò, di quattro anni, suggerisce le sue qualità essenziali: pregiato, prezioso e precoce. Il ragazzo che interpretava Pricò aveva perso da poco la madre. De Sica era paterno e il ragazzo divenne il beniamino del cast, che gli comprò dei regalini.

Il film si apre con Nina, la madre apparentemente devota di lui, che porta la sua unica figlia al parco invece di andare al cinema con il suo vicino pettegolo. Dopo aver assistito con la madre ad un violento spettacolo di burattini di Punch e Judy, Pricò vede sua madre con il suo amante Roberto, intuisce il pericolo e non vuole salutarlo. Come Anna Karenina di Tolstoj, Nina deve scegliere tra la responsabilità per il suo bambino e la passione per il suo amante. Ha accettato un nuovo lavoro a Genova e vuole che lei venga con lui, ma non può sposarla. (Non esisteva il divorzio legale in Italia fino al 1970.)

Andrea, il padre di Pricò, affranto quando scopre che la moglie è scappata, non sopporta di sentire il canarino cantare e con tristezza copre la sua gabbia nella stanza del ragazzo. Un ragioniere perbene ma ottuso, legato alla sua calcolatrice, deve chiedere consiglio a un collega su come vestirsi elegantemente. A differenza dell'affascinante Roberto, reprime i suoi sentimenti e manca di carisma. Per prima cosa manda Pricò dalla sorella della moglie, la zia del bambino, una corsettaia impegnata con i suoi clienti obesi. Ma lei finge di ignorare la relazione di Nina e non risponde alle richieste di simpatia di Andrea.

Poi manda Pricò in campagna dalla nonna paterna malata. Nel suo breve soggiorno Pricò condivide la camera da letto con la domestica Paolina, che di notte si alza e parte per incontrare di nascosto il suo amante. Quando scopre la sua assenza il ragazzo diventa risentito e crudele, e per punirla dell'abbandono della madre le spinge sulla testa una pianta in vaso dal balcone. Paolina ricorda la violenza dello spettacolo Punch and Judy quando riappare il giorno dopo coronata da un'enorme benda. La giovane, snella ed egoista Paolina contrasta fortemente con la più anziana, paffuta e devota Agnese, la domestica di famiglia a Roma. La nonna incolpa il figlio per aver sposato l'inutile Nina, e lui sostiene che non è stata colpa sua se lei se n'è andata. Poi rifiuta Pricò e grida: “Voglio vivere in pace”.

Pricò si ammala e la penitente Nina, sopraffatta dal senso di colpa e dalla vergogna, torna a casa. Ma non le è permesso di restare nel loro appartamento, quindi supplica Andrea di “riprendermi di nuovo”, e lui con riluttanza accetta per il bene di Pricò. Andrea tenta di accontentarla organizzando una cena di compleanno speciale con fiori e champagne e regalandole un costoso orologio da polso. Vanno in vacanza ad Alassio, lui le permette di restare quando torna a lavorare a Roma, e compra nuove tende per sostituire quelle che non le piacciono.

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